Non lasciamole sole
L’America Latina risulta essere una delle regioni che ha pagato il prezzo più alto della pandemia: il crollo del Pil da questa innescato ha evocato il fantasma della década perdida, il decennio perduto degli anni Ottanta latinoamericani, segnati da ripetute crisi.
Questa volta però il decennio perduto riguarda le donne.
Se ovunque nel mondo le lavoratrici sono state più colpite rispetto ai colleghi maschi dalla crisi economica legata al Covid-19, in America Latina la disoccupazione femminile ha toccato addirittura i livelli del 2008. Un crudele paradosso se pensiamo che il personale sanitario è prevalentemente formato da donne, che sono state il principale argine al contagio durante la prima ondata.
Dottoresse e infermiere hanno affrontato condizioni di lavoro estreme, esposte a grandi rischi per la mancanza, spesso, di dispositivi di protezione minimi.
Il passo indietro delle donne nel mondo del lavoro è dovuto a due fattori: da una parte, queste donne erano occupate in maggioranza come domestiche nelle abitazioni, settore messo a dura prova dalle misure per evitare la diffusione del contagio.
Dall’altra molte di loro, spesso madri sole, hanno dovuto rinunciare a lavorare per prestare assistenza nelle loro case e stare con i figli.
Se non si può negare che il virus sia stato un moltiplicatore delle disparità, nello sterminato continente latinoamericano questa disparità ha assunto una sfumatura di genere, con 23 milioni di donne cadute in miseria in soli dodici mesi.
Nel caso dell’America Latina, la pandemia si è diffusa in paesi già segnati da povertà, diseguaglianze, ritardo tecnologico. La conseguenza è che per raggiungere un nuovo stile di sviluppo inclusivo e sostenibile la ripresa dovrà mettere in atto significative riforme strutturali.