Torniamo a distanza, ma mai indietro.
Mentre nel nostro paese proprio in questa settimana ci buttiamo alle spalle due anni di didattica a distanza e relative polemiche, lo scenario dall’altra parte del mondo è molto diverso e ha costretto Più Vita a chiudere, per la seconda volta dall’inizio della pandemia, le sue scuole in Nicaragua. Il paese del Centro America si sta infatti trasformando nell’epicentro dell’epidemia di coronavirus nella regione, ed è alla vigilia di una catastrofe umanitaria.
Questo accade perché fin dall’inizio della diffusione del virus il governo di Daniel Ortega ha ignorato le indicazioni provenienti dall’OMS e boicottato il suggerimento di rimanere in casa, giudicandolo come una proposta tesa a destabilizzarlo avanzata dai settori dell’opposizione. E le conseguenze di queste scelte sono drammatiche: a oggi muoiono a migliaia e tra le vittime vi sono purtroppo anche nostri operatori.
Per tutelare la salute dei bambini coinvolti nel nostro programma educativo abbiamo scelto a malincuore di chiudere temporaneamente i nostri presidi scolastici, continuando a garantire istruzione, ma a distanza: i nostri insegnanti e operatori visitano regolarmente le case dei nostri studenti per la consegna del materiale didattico necessario. Ai beneficiari del servizio mensa viene garantita anche la consegna di kit alimentari. L’occasione ci permette inoltre di entrare in contatto con le famiglie dei bambini coinvolti, spesso isolate e ancora inconsapevoli dei rischi che comporta il contagio.
Lavorare, anche in queste drammatiche circostanze, affinché nessuno resti escluso, resta l’obiettivo della nostra agenda: la pandemia ha creato la più grave crisi della storia nei sistemi educativi globali, costringendo oltre 1,6 miliardi di studenti ad abbandonarla. Ma questo sconquasso non deve fermare la nostra Mission, che in questi anni ha garantito alfabetizzazione e istruzione a migliaia di ragazzi provenienti da ambienti poverissimi: torniamo a distanza, ma non torniamo indietro.